Andrea Cantelli*, Luigi Giugliano*, Carolina Petrillo*, Luigi Cantelli**

Il criptorchidismo è una delle anomalie congenite più frequenti dell’apparato genitale maschile e consiste nella mancata discesa di uno o di entrambi i testicoli nello scroto. Nei neonati a termine la sua incidenza si aggira intorno al 3-5%, ma nei prematuri può arrivare fino al 30%. Nella maggior parte dei casi il problema si risolve spontaneamente entro i primi mesi di vita, mentre oltre l’anno di età la possibilità di discesa spontanea diventa molto ridotta.

Le cause del criptorchidismo sono multifattoriali. Da un lato vi sono fattori genetici e ormonali, legati a un’alterata produzione o azione degli androgeni che regolano la migrazione testicolare durante la vita fetale. Dall’altro, negli ultimi anni, è emerso con sempre maggiore evidenza il ruolo dei fattori ambientali. Numerosi studi hanno infatti messo in relazione il criptorchidismo con l’esposizione prenatale a sostanze note come interferenti endocrini: pesticidi, ftalati, bisfenolo A, diossine e altre molecole in grado di mimare o bloccare l’azione degli ormoni sessuali. L’ambiente, dunque, può contribuire in modo significativo a disturbare un processo delicato come la discesa testicolare.

Un ulteriore aspetto interessante riguarda la distanza ano-genitale (AGD), ovvero la distanza tra l’ano e la base dello scroto. Nei maschi, un’AGD più corta rispetto alla norma rappresenta un indicatore precoce di esposizione intrauterina a sostanze anti-androgeniche o estrogeno-simili. Non a caso, diversi studi hanno evidenziato un’associazione tra ridotta AGD, criptorchidismo e ipospadia, inserendo questi elementi all’interno di quello che viene definito “disordine dello sviluppo testicolare” (testicular dysgenesis syndrome).

Il criptorchidismo non è una semplice condizione estetica: comporta infatti rischi concreti per la salute a lungo termine. Tra le principali complicanze vi sono la riduzione della fertilità, soprattutto nei casi bilaterali, e un aumentato rischio di neoplasia testicolare, in particolare il seminoma. Inoltre, i testicoli ritenuti possono andare incontro più facilmente a torsione o traumi.

La diagnosi si basa innanzitutto sull’esame obiettivo del neonato o del bambino, affiancato quando necessario da indagini ecografiche o laparoscopiche. Il trattamento di scelta è chirurgico, tramite orchidopessi, e dovrebbe essere eseguito precocemente, idealmente tra i 6 e i 12 mesi di età, per ridurre al minimo i rischi futuri.

In conclusione, il criptorchidismo è una patologia emblematica perché mette in relazione fattori genetici, ormonali e ambientali. La crescente attenzione agli interferenti endocrini e alla ridotta distanza ano-genitale sottolinea come la salute riproduttiva maschile sia strettamente connessa non solo alla biologia individuale, ma anche all’ambiente in cui avviene lo sviluppo fetale.

Bigliografia

P. Bruzzi, L. Lucaccioni, T. Aversa. Interferenti Endocrini. Riv. Pediatria N. 10-11, Ottobre/Novembre 2024. Pag. 9-14.

* Medico radiologo P.O. San Giuliano Giugliano in Campania Asl Na 2 Nord **Primario emerito di Pediatria